Il nuovo titolo della Quantic Dreams, Detroit: Become Human, uscirà ufficialmente il 25 maggio come esclusiva PS4. Abbiamo avuto modo di provarlo in anteprima in una sessione di gioco che, già per le quantità di emozioni provate, preannuncia un’esperienza al quale siamo abituati vista la nota capacità della casa produttrice di sfornare titoli ricchi di forti contenuti che impattano la sfera emotiva del giocatore.

Detroit: Become Human è ambientato in un futuro prossimo dove la presenza di macchine umanoidi condiziona ormai la vita di tutti i giorni. Queste macchine, chiamati androidi, sono la classica rappresentazione del “robot” con fattezze umane con molteplici capacità ma, per lo più, le persone comuni li acquistano come baby sitter o domestici oltre al loro utilizzo nel settore pubblico e per i “lavori sporchi”. Già solo così si percepisce quindi che, pur essendo ambientato nel futuro e con una tecnologia ancora non presente ai giorni nostri, il titolo tratterà di argomenti molto vicini alle problematiche che viviamo anche ai giorni nostri quali il razzismo, il mondo del lavoro, la criminalità e tanto altro.

La trama infatti è, come ogni titolo della Quantic Dreams, il punto di forza del gioco. Essa infatti sarà condizionata dalle singole scelte prese durante l’esperienza e, a seconda del nostro comportamento, si apriranno diversi scenari da affrontare con probabilità di successo più o meno alte.

Nella prova del titolo abbiamo notato quanto l’atmosfera ci faccia subito capitombolare all’interno delle storie di questi androidi con una intensità veramente spiazzante. A partire dalla colonna sonora fino alla cura del medesimo dettaglio delle ambientazioni e delle espressioni facciali.

Sicuramente dal punto di vista grafico lo studio di programmazione si è impegnato parecchio per cercare di trasmettere più empatia possibile proprio per far raggiungere lo scopo desiderato, ovvero, l’immedesimazione. Dal punto di vista del gameplay in verità non c’è molto da dire anche se, oltre ai soliti quick time event, è presente una particolare novità che risulta essere più che vincente visto il modo in cui è stata implementata.

Come detto in precedenza, interpreteremo più androidi all’interno della nostra esperienza, ognuno con il suo contesto di vita completamente slegato rispetto agli altri che giocheremo. Uno tra questi è un investigatore, un androide programmato per risolvere casi, interrogare sospetti e fare da mediatore.

La novità citata poco fa è infatti il sistema di investigazione presente all’interno di Detroit: Become Human. Avremo modo di ricostruire visivamente le scene del crimine di diversi casi tramite la ricerca di indizi: più elementi riusciremo a trovare, maggiori saranno le possibilità di risolvere il caso. Se il gameplay dovesse rappresentare una percentuale di rilevanza all’interno del titolo non gli si potrebbe dare più di un 25% visto che il restante 75% se lo aggiudica la trama con gran fragore.

Nella nostra sessione di prova ci è bastato mettere le cuffie, fissare lo schermo e tutto il resto non esisteva più. Qualcosa che raramente capita con i videogiochi, anche se molti stentano a dargli questo appellativo visto che più che semplici "giochi" sono delle vere e proprie esperienze emozionali.

Il trio di androidi che andremo ad impersonare si porterà dietro varie scelte da compiere in una ragnatela che diventa sempre più fitta man mano che si prosegue nella storia, costringendoci a scelte morali che delineeranno l'evolversi del gioco e avranno conseguenze tangibili. Con Daniel, poi, l'informazione consente di avere più dati su cui basare le nostre scelte, in un sistema che premia chi è più attento ai dettagli e all'interazione ma consente anche di giocare di pancia sfruttando il proprio istinto.

Dal punto di vista grafico, come già anticipato, si vede un immenso sforzo nel rendere le emozioni umane (e androidi) il più verosimili possibile e sembra essere tutto ben riuscito. Gli ambienti altresì, a seconda dell’androide che stiamo interpretando, cambieranno radicalmente ed entreranno perfettamente nel contesto della storia che stiamo vivendo come anche le musiche.

Da quel che abbiamo visto ci è sembrato un titolo in grado, più degli altri, di lasciare il segno sul videogiocatore visto che tratta di tematiche veramente vicine alla nostra società e alla domanda che tutti noi ci siamo fatti almeno una volta, ovvero: “che succederebbe se creassero dei robot in grado di sostituirci?”

Le risposte, sebbene indagate e ipotizzate ampliamente da letteratura e cinematografia, non sono così scontate. Questo titolo non può che rivelarsi una perla da avere assolutamente, almeno tanto quanto il precedente Beyond: Two Souls, giudicato tra tutti gli amanti del genere, uno tra i migliori titoli. Riuscirà a non deludere in fase di recensione?